La Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte deplora che il bando per cinquecento funzionari nel Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, appena pubblicato (si veda il link qui in basso), riservi agli storici dell’arte appena 40 posti su tutto il territorio nazionale: numero affatto inadeguato a garantire il ricambio generazionale e soprattutto a fronteggiare delicati compiti di tutela resi ulteriormente complessi e gravosi dalla riforma ministeriale in corso.
La penalizzazione della storia dell’arte, disciplina che la politica e la burocrazia ministeriale ritengono evidentemente marginale per studiare, proteggere e valorizzare un patrimonio come quello italiano, risalta anche dallo spazio concesso ad architetti (130), archeologi (90) e archivisti (95). Ne consegue la rinuncia di fatto a ridisegnare gli organici per porre in atto la necessaria collaborazione tra le discipline della tutela e quindi la rinuncia ad esercitare una vera e organica tutela territoriale, che gli accorpamenti avevano già sbilanciato a vantaggio di una trazione decisamente architettonica degli uffici periferici. Non meno preoccupante è l’insensata distribuzione dei nuovi funzionari, che privilegia, come in ogni profilo, le sedi centrali: a fronte di croniche e documentate aporie in tutte le Soprintendenze, ben quindici storici dell’arte sono assegnati al Lazio, mentre il Sud è rappresentato da tre soli posti, due in Molise e uno in Basilicata.
A queste condizioni riteniamo che il bando rappresenti davvero un “segno del cambiamento”, ma non verso una “migliore tutela e valorizzazione del patrimonio”, come dichiarato dal Ministro Franceschini. Vero è invece l’esatto opposto: espellere gli storici dell’arte dal territorio e dai musei cosiddetti minori per concentrarli nei soli musei autonomi significa ripudiare le sole competenze in grado di studiare e tutelare le opere d’arte. E, insieme, bruciare in modo irresponsabile una generazione di giovani che non potrà mettere quelle competenze al servizio del Paese.
La Cunsta esprime il vivo auspicio di cadenze concorsuali programmate, tali da porre rimedio alla sperequazione ora operata e da assicurare organici effettivamente coerenti ai nuovi assetti introdotti dalle riforme ministeriali.
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